RASSEGNA STAMPA

La Repubblica - G8, il processo inquinato

Genova, 31 marzo 2008

Scandali e veleni fra la Diaz e Bolzaneto, Procura all´attacco: "Contro di noi un piano dei vertici della polizia"
G8, il processo inquinato
E Colucci, ex questore sotto accusa, promosso prefetto

«IL PROCESSO Diaz è inquinato dai vertici della polizia». La denuncia della procura di Genova è contenuta in un documento inedito che fa riferimento alle indagini su Francesco Colucci. Indagini che si sono chiuse nei giorni scorsi con la richiesta di rinvio a giudizio per Colucci – accusato di falsa testimonianza - e i suoi presunti istigatori: Gianni De Gennaro, Spartaco Mortola. I pubblici ministeri sostengono che l´amministrazione ha costituito un fronte unico, dal primo all´ultimo poliziotto. Lo scopo? Quello di evitare il coinvolgimento dei vertici nel procedimento. E per realizzare questo obiettivo ci si è mossi in mille direzioni. E´ mancata la collaborazione delle questure italiane nel corso delle indagini: sette anni dopo non è stata identificata la maggior parte dei poliziotti che prese parte alla sanguinaria irruzione. Non si è mai saputo di chi fosse la quattordicesima firma apposta al verbale di arresto dei no-global. La regina delle prove false – quelle bottiglie incendiarie falsamente attribuite agli ospiti della scuola – è andata distrutta «per errore», mentre doveva essere custodita in una cassaforte della questura genovese. Però l´inquinamento si è verificato soprattutto nel processo: con i tanti «non ricordo», i silenzi, per non dire delle menzogne. Per i pm, «il fronte comune è diretto ad uno scontro finale e frontale con i magistrati della pubblica accusa», indicati come «persecutori con finalità politiche». E oggetto di «inquietanti» iniziative dirette a gettare «discredito».

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Per la procura è un bugiardo ma Colucci fa ancora carriera
L´ex questore di Genova promosso prefetto
Per l´accusa l´opera di inquinamento delle prove, fin dall´inizio, è stato organizzato dai vertici della polizia

MASSIMO CALANDRI

LA PROCURA chiede di processarlo perché protagonista di un «esemplare» caso di falsa testimonianza. Ha mentito per salvare i colleghi, ed in particolare il "capo". I pubblici ministeri lo accusano, e portano in dote una serie di intercettazioni telefoniche. Inequivocabili. Ma l´amministrazione la pensa diversamente. E nonostante lo scandalo, nonostante l´imbarazzante figura fatta in aula, nonostante l´avviso di conclusione delle indagini preliminari, lo promuove. Francesco Colucci, che durante il G8 era il questore di Genova, è diventato prefetto. La conferma arriva dal suo avvocato, Maurizio Mascia, che spiega come il funzionario sotto inchiesta sia oggi uno dei primi sette poliziotti d´Italia. Si fregia di un grado paragonabile a quello di un generale di copro d´armata.
L´inquietudine che rimonta da questa notizia è tutto sommato assimilabile ad un clamoroso passaggio contenuto nelle carte depositate nei giorni scorsi presso l´ufficio del giudice per le indagini preliminari. Dove i pubblici ministeri che vogliono fare chiarezza sulle presunte menzogne di Colucci - istigate da Gianni De Gennaro e Spartaco Mortola - dipingono un quadro sconcertante del processo per il famigerato blitz alla scuola Diaz. Un procedimento inquinato fin dall´inizio dalla Polizia di Stato. Il riferimento non è tanto alla prima fase investigativa. Ci sarebbe molto da dire sulla collaborazione al rallentatore da parte della questura genovese, che doveva collaborare alla identificazione dei partecipanti all´operazione - e infatti ancora adesso ci sono decine di poliziotti senza nome - . Ci sarebbe altrettanto da dire su quel verbale firmato da 14 persone, una delle quali non si è mai saputo chi fosse. Per non dire dei pasticci con cui è stata gestita la regina delle prove fasulle: le due bottiglie molotov, distrutte "per errore" dagli uomini che dovevano custodirle. No, c´è un altro momento desolante in questa storia ed è proprio quello legato alle udienze. Ai "non ricordo", ai "non so" pronunciati da tanti poliziotti e funzionari. Che in molti casi si sono addirittura rifiutati di rispondere.
Ha così un valore doppio il passaggio - inedito al pubblico - contenuto in una richiesta di proroga delle intercettazioni telefoniche che era stata formulata dalla procura. Giusto nei confronti di Francesco Colucci. Scrivono, i magistrati: «Siamo in presenza di una concordata attività di inquinamento della istruttoria dibattimentale che vede compatta la struttura della amministrazione: dai suoi vertici gerarchici, che temono di essere coinvolti, sia pur al livello di responsabilità politico-amministrativa, nei fatti oggetto di accertamento giudiziale a carico di alcuni imputati, fino ai livelli subordinati, in un indistinto fronte in cui operano testimoni, imputati, funzionari vari in rapporto gerarchico con costoro». Ma non sono la polizia a partire dai sui "capi" vuole inquinare il processo Diaz. L´obiettivo è anche quello di gettare fango sui magistrati che indagano. «Tale fronte comune è diretto ad uno scontro finale e frontale con i magistrati della pubblica accusa, indicati come persecutori con finalità politiche e nei confronti dei quali si sollecitano e si preannunciano, anche in modo inquietante, iniziative dirette al discredito non canalizzate processualmente». Il passaggio successivo del documento è ancora dedicato all´ex questore di Genova. L´attuale prefetto.
Che in barba alle più elementari norme della giustizia chiacchierava con un imputato (Mortola) del procedimento su cui era stato chiamato a testimoniare.
Che parlava al telefono e veniva avvertito dai colleghi della presenza di "cimici".
«In tale contesto, il Colucci che ha ricevuto avviso di garanzia e invito a comparire, continua ad essere contattato e a contattare su temi rilevanti dell´indagine numerose persone, fornendo così ancora numerosi spunti che consentono di ricostruire l´orchestrata reazione degli imputati nel procedimento principale (la cui dinamica è appunto scandita dalle condotte delittuose oggetto del presente procedimento, che possono essere lette come finalizzate e coordinate in un´unica strategia) e ciò nonostante sia stato messo sull´avviso da altri colleghi, le cui utenze erano parimenti intercettate, dell´attività di intercettazione stessa».

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L´atto d´accusa della procura sui fatti della scuola Diaz
"G8, vertici di polizia uniti nel depistaggio"
"Hanno fatto fronte comune per screditare il lavoro della magistratura"

MASSIMO CALANDRI

«I vertici della Polizia di Stato hanno inquinato il processo per il blitz nella scuola Diaz». Lo scrive la procura di Genova, rinnovando le accuse ai funzionari imputati e indagati per i fatti del G8. Compreso Gianni De Gennaro, attuale commissario governativo per l´emergenza-rifiuti in Campania. In un documento allegato alla richiesta di rinvio a giudizio dell´ex capo della polizia, i pm rincarano la dose nei confronti dei super-poliziotti italiani: «Temendo di essere coinvolti, sia pure a livello di responsabilità politico-amministrativa, hanno costituito un indistinto fronte comune in cui operano testimoni, imputati, funzionari vari in rapporto gerarchico con costoro». Lo scopo, scrivono gli inquirenti, è quello di arrivare «ad uno scontro finale e frontale con i magistrati della pubblica accusa».
Il procedimento che vede imputati 29 tra agenti e funzionari per il massacro e l´arresto illegale di 93 no-global è stato in qualche modo falsato, spiegano i pubblici ministeri. Nella fase investigativa, dalla mancata collaborazione delle questure: non sono state identificate decine di poliziotti che parteciparono all´irruzione, non si è mai scoperto il nome di uno dei 14 firmatari del verbale di cattura. Per non dire della regina delle prove false - le due molotov - andata distrutta «per errore» da chi aveva il dovere di custodirla in una cassaforte. In aula, dai troppi «non ricordo», dai silenzi o dalle menzogne. Ma i vertici dell´amministrazione si sarebbero uniti anche nel tentativo di gettare fango sulla procura. Che attraverso i suoi pm denuncia: «I magistrati sono stati indicati come persecutori con finalità politiche. Nei loro confronti si sollecitano e si preannunciano, anche in modo inquietante, iniziative dirette al discredito non canalizzate processualmente».
Il documento del tribunale fa riferimento ad una serie di intercettazioni telefoniche, in particolare a quelle riconducibili a Francesco Colucci. L´ex questore di Genova durante il G8 è oggi accusato di falsa testimonianza. Secondo l´accusa, sarebbe stato istigato da De Gennaro tramite Spartaco Mortola, allora capo della Digos del capoluogo ligure e oggi questore vicario a Torino. Colucci è stato recentemente promosso prefetto e - conferma il suo legale, Maurizio Mascia - è diventato gerarchicamente uno dei primi sette poliziotti italiani.